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Immagine del redattoreWali M. A.

AFGHANISTAN - TRE ANNI DI REGIME TALEBANO

Aggiornamento: 17 ago


donne afghane: niente cielo oltre il burqa

Di Wali M. A.


Tre anni senza cielo.

Non c’è più luce nella notte stellata di Kabul, volgendo lo sguardo verso l’Hindu Kush, l’inospitale catena montuosa a cerniera dei percorsi delle merci provenienti dall’Oriente attraverso il deserto del Karakorum da est e attraverso le ricche rocce sedimentarie della depressione tagika da ovest, segnata dal fiume Amu Darya proveniente dal Pamir.

Da tre anni non ci sono più le stelle.

"Portate giustizia. Prima attuate il comando di Allah su voi stessi, poi sui vostri figli, parenti e sul resto del popolo, senza fare alcuna distinzione".

Questo è molto più di un credo, soprattutto quando queste parole vengono pronunciate dal leader talebano, lo sceicco Hibatullah Akhundzada, intervenendo alla cerimonia in occasione del terzo anniversario del ritorno al potere dell'Emirato islamico in Afghanistan, a Kandahar. “Ogni giorno che passa, il sistema islamico nel paese sta diventando più robusto e le forze dell'Emirato islamico non devono essere negligenti”.


Secondo il leader dell'Emirato islamico, nel Paese è in vigore il sistema della Sharia e i diritti di tutti i musulmani sono preservati. Lo sceicco Hibatullah Akhundzada ha aggiunto: "In passato, le persone hanno iniziato un conflitto interno per posizioni e potere, quindi hanno creato fazioni, sono iniziati pregiudizi etnici, discriminazione e regionalismo, e ognuno ha creato il proprio governo. Tenetevi lontani da queste cose". Il leader dell'Emirato Islamico ha inoltre chiesto ai funzionari dell'Emirato di trattare allo stesso modo tutti i cittadini del Paese. Il terzo anniversario del ritorno al potere dell'Emirato islamico in Afghanistan, è stato commemorato con cerimonie separate a Bagram e Kabul, oltre che a Kandahar. A Bagram, Sirajuddin Haqqani, ministro degli Interni ad interim, ha affermato che l'Emirato islamico non cerca lo scontro con il mondo. "Ci è stata tolta la libertà, ma l'abbiamo rivendicata; non intendiamo confrontarci con loro. Abbiamo offerto una buona opportunità e abbiamo buone intenzioni, invitandoli [riferendosi agli stranieri] a lavorare con noi sullo sviluppo dell'Afghanistan. Nel mentre però Noorullah Noori, ministro ad interim dei confini, delle etnie e delle tribù, ha dichiarato durante la cerimonia allo stadio Ghazi: "I nemici, che sono nemici della religione, della terra dell'Afghanistan, del governo dell'Afghanistan e dell'attuale situazione in Afghanistan, non possono tollerare l'attuale sistema islamico in Afghanistan."

Dunque, a tre anni di distanza dalla presa di Kabul da parte dei talebani, la situazione rimane molto complessa nel Paese. Nonostante i passi compiuti dalle autorità dell’Emirato Islamico nei settori della sicurezza, della ricostruzione e dell’attuazione di alcuni progetti, in particolare nello stabilire relazioni economiche con i paesi vicini, con la regione e con il mondo, parole come povertà, disoccupazione e migrazione continuano a dominare il linguaggio comune degli afghani.


Le Nazioni Unite hanno annunciato che, nonostante i miliardi di dollari affluiti in Afghanistan, il paese si trova ancora ad affrontare una povertà diffusa. L’ispettore generale speciale per la ricostruzione dell’Afghanistan (SIGAR), nel suo 64º rapporto trimestrale, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno stanziato 20,7 miliardi di dollari per l’Afghanistan dall’agosto 2021, inclusi 2,9 miliardi di dollari per aiuti umanitari e allo sviluppo, 3,7 miliardi di dollari per il trasferimento dei cittadini afghani beni a un fondo fiduciario e oltre 14 miliardi di dollari per i rifugiati afghani. Insomma, un percorso articolato e difficile per l’Afghanistan, sul sentiero aspro dei diritti, innanzitutto, ma anche su quello dell’economia e della povertà che continua a mietere vittime nel Paese.


Nel Paese del cielo più bello del mondo, da tre anni si fatica a vederla la bellezza e la luce delle stelle. Da tre anni i talebani hanno “deliberatamente privato” 1,4 milioni di ragazze afghane dell'istruzione secondaria da quando sono tornati al potere. Un governo - tornato al potere a venti anni esatti dalla cacciata imposta dall’esercito americano dopo la guerra d’invasione del Paese, conseguenza dell’11 settembre - che non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale. Il dato sulla privazione dell’istruzione secondaria per le donne diffuso oggi dall’Unesco, sottolinea come “L'Afghanistan è oggi l'unico Paese al mondo a vietare l'accesso all'istruzione alle ragazze di più di 12 anni e alle donne”.

Tre anni fa, con il trionfante ingresso a Kabul delle milizie sciite e la fuga rocambolesca del personale americano dall’aeroporto il futuro di questo popolo è cambiato radicalmente. I talebani hanno vietato alle donne anche di insegnare ai ragazzi, mentre il Paese soffre della mancanza di insegnanti uomini qualificati, che ha portato anche a un drastico calo delle iscrizioni. L'Unesco teme di conseguenza un possibile aumento “del lavoro minorile e dei matrimoni precoci” ma anche una penuria di competenze che potrebbe nuocere allo sviluppo dell'Afghanistan a lungo termine.


Esiste poi il tema dei rifugiati; sono infatti migliaia di ragazze e donne afghane scappate in Europa, negli Stati Uniti e in Canada. Economia a crescita zero, disoccupazione record, povertà alle stelle, un terzo dei 45 milioni di afghani sopravvive soltanto con pane e the, aiuti umanitari ridotti all'osso, depressione e suicidi femminili in aumento, clima di paura diffuso. Infine, in Afghanistan, ogni minimo mancato rispetto alla legge islamica vigente comporta intimidazioni, persecuzioni, punizioni corporee, anche pubbliche, fino all'arresto e alla tortura in carcere.

Ecco perché il cielo oramai, da tre anni, è senza stelle.


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