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Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

L’ARMADIO A TRE ANTE

Aggiornamento: 5 giu

Di Beppe Miceli


Da quando sono diventato vegetariano ho scoperto un nuovo affaccio per sporgermi ad osservare il mondo. Si tratta di un’ampia finestra in una parte del muro che mi era stato spiegato di dover ignorare.


Mi avevano addirittura consigliato di porci contro un grande armadio a tre ante per nasconderla del tutto. Una finestra che sapevo bene esistesse ma che mi faceva comodo restasse lì dov’era… ben chiusa e nascosta dietro l’armadio.

Da questa, tanto tempo prima, entrava moltissima luce e forse proprio per tale motivo era stata abbuiata con cura, senza peraltro volerla chiudere definitivamente con mattoni ma soltanto accostarne le due persiane esterne. Chissà mai che un giorno non avrebbe potuto far comodo.


Quel giorno è finalmente arrivato quando ormai la mia esistenza si era già in buona parte consumata nella penombra quasi completa.


L’armadio a tre ante l’ho demolito e dato alle fiamme, le imposte aperte e bloccate coi ganci, la finestra spalancata a cambiare un’aria stantia per far accedere i raggi purificatori di una nuova primavera.


Posso ora affacciarmi in quel lato del mondo e guardarlo da una nuova prospettiva, con un desiderio di maturità pervaso dalla voglia di sfrenarsi per correre più veloce del tempo che mi sta inseguendo a bocca spalancata. Voglia di prendermi un po’ di vantaggio e poter gustare questa nuova luce.E’ da questa finestra e con questi occhi che sto guardando il mondo, da qualche tempo a questa parte.


Stamani ero al supermercato e mi soffermavo ad osservare la gente che acquistava la carne togliendola dai banchi frigo, mettendola nei carrelli. Era lo stesso gesto di chi acquista un pacco di ravioli, una vaschetta di champignon, un vassoio di zucchine. Nessuna differenza. Guardavano la scadenza, il peso, il prezzo, facevano un’attenta valutazione e con un gesto di annoiata accettazione lo lanciavano sopra il monte della spesa.


Mi sono chiesto quante di quelle persone fossero state consapevoli di ciò che nascondeva in realtà quel gesto distratto. Nascondeva accettazione dell’eccidio che viene quotidianamente perpetrato a danno degli animali. Significava collusione, corresponsabilità. Significava emanare un nuovo ordine di condanna a morte per coloro che avrebbero dovuto prendere il posto dei defunti nella catena dell’orrore che non deve mai interrompersi.


Ma quella gente, quelle vecchine, quelle giovani mamme, quei signori concentrati nella scelta attenta per non prendere una parte troppo grassa, con i nervi, con l’osso…. sanno effettivamente quale orrore c’è dietro quel frammento di animale annientato e devastato nelle sue spoglie? Avrebbero il coraggio di ucciderli con le proprie mani? Sono o non sono, allora, dei mandanti?


Perché nessuno dice loro di cercarla quella finestra così ben tappata?


Sono certo che anche nella loro casa nessuno ha avuto il coraggio di murarla. Abbiamo il dovere di indicare il punto esatto dove è nascosta questa fetta di luce che vuole entrare.


Diamoci da fare, amici.






















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