Di Daniela Giuffrida
C’era una volta una bambina, che da due giorni non c’è più. C’erano anche due genitori attenti e presenti e innamorati della loro bambina che da oggi chiedono giustizia, chiedono che i colpevoli paghino. Se ci sono colpevoli e chi sono, lo decideranno le indagini che sicuramente saranno accurate e precise.
Si chiamava Sofia Elisabetta, la bimba nata poco prima di ferragosto presso l’ospedale di Taormina. La piccola era nata con una patologia cardiaca e per questo era rimasta ricoverata presso il nosocomio di Taormina per 40 giorni. Durante quel periodo la piccola era stata sottoposta alle cure del caso e anche dopo, una volta dimessa, le cure erano proseguite regolarmente, così come i controlli medici e lei cresceva serena e tranquilla con i suoi genitori. Ad ogni controllo venivano constatati i suoi miglioramenti e gli aumenti di peso che, in un neonato, sono sintomo già essi stessi di una crescita regolare.
I genitori sapevano che la piccola avrebbe dovuto subire un intervento chirurgico al cuoricino, ma sarebbe avvenuto più in là nel tempo.
Alla visita di controllo del 14 novembre, i medici accertano che la bimba sta bene, l’aumento di peso procede regolarmente e fissano il prossimo controllo per il 5 dicembre.
Ma Sofia Elisabetta non arriverà mai al 5 dicembre nè avrà il suo primo Natale con i genitori e i suoi cari.
Giorno 30 scorso, infatti, una febbre alta e improvvisa spinge i genitori a parlare con la pediatra della bimba, la quale provvede a prescrivere un antipiretico. La febbre scende ma i dolori al pancino permangono e così i genitori, il giorno dopo, decidono di portarla al pronto soccorso pediatrico del centro del ragusano in cui vivono. Qui i medici, dopo aver prelevato alla piccola del sangue da analizzare, fanno sostare in infermeria genitori e bimba in attesa dei referti clinici, che arrivano due ore dopo. A quel punto i genitori vengono avvertiti che sta per arrivare un elicottero che condurrà la piccola in un ospedale più attrezzato e chiedono alla mamma di portare Sofia Elisabetta nel reparto di rianimazione, così che possa essere preparata per il trasporto.
Da quella sala di rianimazione uscirà solo il cadaverino di un cucciolo di tre mesi che chiude così il suo brevissimo percorso di vita in questo mondo. Un mondo imperfetto, a volte ingiusto e crudele, dove i più deboli hanno troppo spesso la peggio.
Cosa è accaduto alla piccola Sofia Elisabetta, figlia di genitori rumeni regolarmente integrati in un contesto sociale come quello di Vittoria (RG)? Che cosa non è andato bene se la bimba, secondo il parere di tutti i medici, stava bene e cresceva regolarmente? Ancora un caso di cattiva sanità o semplice “improvviso” aggravarsi delle condizioni di salute della piccina?
I genitori attendono risposte certe e soprattutto giuste, noi tutti anche.
da Franco Assenza
foto: Franco Assenza